La stretta connessione tra genetica e dermatologia sta emergendo come un campo di studio sempre più cruciale nella medicina moderna. Le anomalie dermatologiche, spesso visibili ad occhio nudo, possono rivelare una complessa rete di mutazioni genetiche sottostanti. La comprensione di queste basi genetiche non solo facilita diagnosi più precise ma anche trattamenti personalizzati, migliorando significativamente la qualità della vita dei pazienti. In questo contesto, la collaborazione tra dermatologi e genetisti clinici diventa fondamentale. Per esplorare più a fondo queste intersezioni e comprendere il contributo della genetica alla dermatologia.
Intervista della Dr.ssa Giulia Pascolini, responsabile del Servizio di Consulenza Genetica Clinica dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI-IRCCS) di Roma, rilasciata su FDNA.
Genetica e dermatologia
La Dr.ssa Giulia Pascolini sottolinea l’importanza dell’intersezione tra genetica e dermatologia, una disciplina fortemente influenzata dalla genetica. “Approfondire la nostra comprensione delle basi genetiche delle anomalie dermatologiche apre la strada a diagnosi più accurate e trattamenti mirati”. La collaborazione tra dermatologi e genetisti clinici è essenziale per garantire che i pazienti con condizioni genetiche complesse ricevano le cure necessarie. “Mentre la ricerca in questo campo continua a evolversi, il contributo della genetica medica sarà fondamentale per far progredire le nostre conoscenze e migliorare la qualità di vita dei pazienti con malattie genetiche dermatologiche”.
La Dr.ssa Pascolini spiega come sia cruciale comprendere le basi genetiche delle condizioni dermatologiche, in particolare quelle derivanti dai disturbi di rimodellamento della cromatina, un gruppo specifico di patologie genetiche dello sviluppo conosciute come cromatinopatie, per le quali stanno emergendo dati interessanti relativi al fenotipo cutaneo. “Queste condizioni genetiche possono manifestarsi con anomalie cutanee; mentre alcuni segni dermatologici sono ben noti, altri rimangono sottoesplorati.
La sindrome di Rubinstein-Taybi, ad esempio, è ben documentata per la sua associazione con anomalie dermatologiche come i cheloidi. Allo stesso modo, la sindrome di Koolen-de Vries presenta spesso anomalie pigmentarie, come macchie cutanee, nevi multipli e anomalie dei capelli.
Riguardo ad altri disturbi cromatinici con alterazioni dei derivati ectodermici, l’ipertricosi con anomalie delle unghie (soprattutto del quinto dito di mani e piedi), tipica della sindrome di Coffin-Siris e delle BAF-opatie, è un’altra associazione dermatologica ben nota per noi genetisti clinici e può essere motivo di prima valutazione da parte del dermatologo,” spiega la Dr.ssa Pascolini. Anche la sindrome ADNP è stata recentemente collegata a caratteristiche cutanee distintive.
Il ruolo dei dermatologi nelle patologie genetiche
Sebbene i dermatologi siano esperti nelle genodermatosi, potrebbero non riconoscere altre condizioni genetiche congenite molto rare che coinvolgono la pelle. “È comprensibile,” afferma la Pascolini, “poiché i dermatologi non vedono questi pazienti con la frequenza dei genetisti clinici.” È fondamentale supportare i dermatologi nel riconoscere quando è necessaria una valutazione genetica clinica, soprattutto nelle rare presentazioni cliniche sindromiche che possono manifestarsi, in particolare durante l’età pediatrica, con anomalie cutanee e degli annessi.
Un segno patognomonico che dovrebbe spingere a una valutazione genetica è l’ipertricosi del gomito (ipertricosi cubiti), che può essere associata a specifici dismorfismi craniofacciali come l’ipertelorismo e un ridotto accrescimento staturo-ponderale.
“Questa caratteristica dovrebbe richiedere l’intervento di un genetista clinico per avviare l’analisi genetica mirata alla sindrome di Wiedemann-Steiner”.
Ricerca attuale e direzioni future
Attualmente presso l’IDI-IRCCS la Dr.ssa si occupa degli aspetti genetici delle patologie cutanee ma anche delle malattie con aumentata suscettibilità oncologica ereditaria, come il melanoma multiplo e familiare. In questo settore rientrano anche le patologie genetiche sindromiche con aumentata suscettibilità neoplastica. “Queste condizioni sono nella maggior parte dei casi causate da geni che mediano la riparazione del DNA, rendendo questo un campo di ricerca emergente e in rapida crescita”.
Patologie da difetto di riparo del DNA sono anche le tricotiodistrofie, un gruppo molto raro di genodermatosi con tipici difetti dei capelli che la dr.ssa sta studiando dal punto di vista clinico-genetico.
L’IDI-IRCCS è pronto a unirsi a una rete nazionale per lo studio della sindrome di Kleefstra, una cromatinopatia che comporta un disturbo del neurosviluppo e spesso si associa a difetti ectodermici come le sopracciglia unite (sinofria). Questo progetto multicentrico, guidato dalla regione Lombardia, ha già iniziato a reclutare pazienti nell’Italia Settentrionale tramite il registro nazionale per la sindrome di Kleefstra creato dall’Associazione Italiana.
L’iniziativa ha l’obiettivo di caratterizzare i fenotipi e raccogliere materiale biologico per studi genetici e funzionali dei pazienti italiani, al fine di migliorare la comprensione delle basi biologiche della condizione e sviluppare terapie mirate in futuro. La Dr.ssa Pascolini avrà un ruolo importante nella caratterizzazione clinica e nella raccolta del materiale biologico per i pazienti dell’Italia Centrale, apportando la sua esperienza a questo sforzo collaborativo.